Medea
(2006)
di H. Muller
regia e spazio scenico: Fabio Cherstich
drammaturgia: Giulia Abbate
video: CAGNACCIO
Medea come corpo silenzioso che aspetta di compiere la propia tragedia: sacrificare la sua prole contaminata dagli orrori della guerra e dal sangue versato da un padre traditore e da una madre fratricida.
Dalla sua passerella-altare Medea offre al pubblico il rifiuto delle convenzioni dell’essere donna, sposa e madre, trasformandosi in paesaggio di se stessa e del suo mito.
“Medeamaterial è come un paesaggio lontano, come uno stagno fangoso o il bagno di un ospedale psichiatrico, dove il corpo si sintetizza e si decompone mangiando le parole e vomitando l’espressione” H. Müller